L’impatto dell’attività subacquea sul fondale marino

In questo periodo storico che ci ha visti segregati in casa abbiamo avuto  prove lampanti di un riavvicinamento del mondo animale all’ambiente antropizzato.

Sono stati registrati drastici abbassamenti dei livelli di inquinamento, tutti avremo visto le immagini delle acque limpide dei canali a Venezia; da tutto il mondo arrivano immagini di un netto miglioramento delle  condizioni ambientali del nostro pianeta.

Desirèe Grancagnolo, giovane biologa marina, istruttrice subacquea e grande amica del Diving Center Ustica, ci illustra in questo articolo, attraverso studi effettuati da vari enti scientifici in giro per il mondo, quello che è l’impatto ambientale di noi subacquei sul fondale marino.

Il nuovo inizio che ci aspetta una volta finito il periodo di quarantena dovrà essere un inizio all’insegna di un diverso modo di vivere l’ambiente ed il mare, avendo cura di rispettarli sempre più ed evitando di considerare le risorse acqua e terra come semplici bacini di sfruttamento per il nostro benessere bensì come ecosistemi di cui facciamo parte.

Quando torneremo ad immergerci dobbiamo farlo nel modo più consapevole, avendo maggiore sensibilità di quelli che sono i rischi ambientali legati all’attività subacquea.

Jonathan Cecchinel.

L’interesse crescente verso l’ambiente marino ha portato ad un incremento di attività ricreative come lo scuba diving. Dal 2016 si registrano circa un milione di certificazioni per anno, il turismo subacqueo genera entrate supportando le comunità locali e può divenire un mezzo efficace per incoraggiare la conservazione .
E’ fondamentale individuare il punto di incontro tra ambiente, economia e società e in particolar modo nel contesto delle Aree Marine Protette, le cui dinamiche sono complesse. Istituire una AMP ,da una parte, prevede l’esclusione dell’uomo in quanto predatore limitando le attività di pesca, dall’altra si assiste però ad un aumento nel numero di visitatori. I subacquei possono modificare l’ambiente ,ad esempio, tramite la rimozione di organismi con conseguenze che si manifestano a  livello di comunità.
Essendo le AMP il principale strumento di conservazione della fascia costiera è fondamentale che vengano individuati attenti piani di gestione e monitoraggio che siano in grado di valutare tutte le attività svolte all’interno di esse. Uno degli obiettivi può essere quello di minimizzare gli impatti sugli habitat e far emergere i benefici apportati dal turismo.
I subacquei vanno osservati come componenti che agiscono all’interno dell’ambiente marino, reso vulnerabile anche da altri tipi di disturbi ( aumento delle temperature, attività di pesca, rilascio di contaminanti..). Durante il 20esimo secolo l’attività subacquea veniva intesa come priva di impatti e veniva concessa in maniera indiscriminata all’interno delle AMP.
Da un semplice confronto tra aree frequentate e aree in cui non vengono effettuate immersioni  emerge chiaramente l’incidenza dei subacquei .
Le comunità bentoniche sessili a scheletro duro sono quelle maggiormente danneggiate e le attuali misure di conservazione sono poco efficaci. La rottura o la totale rimozione di questi organismi produce degli effetti a cascata anche sulla flora e la fauna ad essi associati. I tempi di accrescimento delle specie incrostanti sono molto lenti e la frattura anche di una minima porzione può alterarne i processi biologici come, ad esempio,  gli eventi riproduttivi.  Uno studio condotto sul Promontorio di Portofino confrontando zone B e C dell’AMP ( aree in cui è permessa l’immersione) e zone A ( aree in cui ogni tipo di attività umana è vietata ) dimostra come alla base delle pareti delle aree frequentate dai subacquei siano presenti più frammenti di organismi rotti per le specie incrostanti di briozoi e coralli ( Leptosammia pruvoti, Corallium rubrum, Myriapora truncata, Reteporella grimaldii, Turbicellepora  avicularis e Smittina cervicornis).

Leptosammia pruvoti

Corallium rubrum

Myriapora truncata

Reteporella grimaldii

Turbicellepora avicularis

Smittina cervicornis

Questi organismi attualmente si trovano in un contesto in cui agiscono più disturbi contemporaneamente, come ad esempio le sempre più frequenti ondate di calore estive che rendono più vulnerabili le comunità bentoniche e facilitano l’ingresso di nuovi patogeni.
Come a Portofino, anche in altre aree del mondo il disturbo apportato dai subacquei agisce in sinergia con altri fattori di stress . Studi condotti intorno l’isola di Koh Tao , in Thailandia, dimostrano come la presenza dei subacquei coincida con la comparsa di altri agenti che alterano la salute dei coralli ( pigmentazione irregolare, fenomeni di sbiancamento, ricopertura algale ..). Questo può condurre ad una perdita di biodiversità e ad un passaggio verso comunità con specie più opportuniste in grado di adattarsi agli ambienti alterati.
L’impatto può avvenire principalmente con due modalità :
1) Danni meccanici
2) Modifiche nella qualità dell’acqua.
Studi effettuati sul reef di Dahab (Egitto) mostano che le condizioni di salute dei coralli sono peggiori nelle aree con presenza di subacquei, si riscontra la presenza di coralli rotti e di  una percentuale di copertura inferiore. Le profondità minori sono le fasce più vulnerabili perchè corrispondono alle fasi di inizio immersione, ovvero le più delicate nel controllo dell’assetto.

Confronto tra due aree:

Sulla sinistra frequentate dai sub ( una a 3 metri e una a 12 )
Sulla destra non frequentate
Colore verde: buono stato di salute; Rosso: cattivo stato 
Barre a fianco indicano invece la percentuale di salute.
I reef tropicali presentano elevati livelli di vulnerabilità per via del turismo di massa e dell’arrivo di subacquei che si immergono in modo sporadico o che conseguono brevetti senza l’addestramento adeguato.
All’interno della seconda tipologia di impatto possiamo collocare i cambiamenti apportati dai subacquei nei tassi di sedimentazione. Il contatto con il fondale causa una rimessa in sospensione di sedimento che aumenta la torbidità sulla colonna d’acqua , penalizzando gli organismi fotosintetizzanti e che, riprecipitando, può ricoprire e soffocare gli organismi del benthos ( fenomeno di silting ). Anche per il tasso di sedimentazione le profondità più sensibili sono quelle che corrispondono all’ingresso e all’inizio dell’immersione.
Durante uno studio condotto nella AMP di Capogallo – Isola delle Femmine monitorando i subacquei in immersione e valutando il numero di contatti intenzionali e non intenzionali è emerso che gli habitat maggiormente coinvolti sono grotte e coralligeno, entrambi siti di interesse comunitario ( Direttiva Habitat – 92/43/CEE) che meriterebbero misure di gestione più precise.

PO : Posidonia

HA : Horizontal Algae
VA : Vertical Algae
CA: Caves
EW : Encrosted Wall
SA: Sand
PE : Pebbles

Tra le specie più vulnerabili troviamo Astroides calycularis, un corallo endemico del mediterraneo che forma delle colonie massive che ricoprono interamente gli scogli quando si trova in condizione di salute. Astroides diventa un punto di attrazione per i subacquei e in particolar modo per i fotografi per via del suo aspetto .

Concentrare le immersioni su pochi siti selezionati, che solitamente corrispondono a quelli con il più elevato livello di biodiversità , significa apportare un disturbo cronico sulle comunità impedendo agli organismi un recupero effettivo.
La connessione tra mondo scientifico e subacquea ricreativa diventa fondamentale per la biologia della conservazione all’interno delle AMP.  Somministrando dei questionari ai subacquei, nell’ AMP di Portofino e in una in Mozambico,è stato possibile risalire ad informazioni utili per valutare in che modo l’esperienza e la familiarità che lega i subacquei ad una determinata area ne influenzino la percezione.Da entrambi i casi di studio è emerso che con l’aumento di esperienza e familiarietà i subacquei accrescono le proprie tecniche di immersione ,il loro grado di sicurezza in acqua,  la consapevolezza verso le misure di conservazione in atto e gli atteggiamenti rivolte ad esse.
Non vi è una correlazione positiva invece nè con il grado di soddisfazione nei confronti della gestione dell’ambiente nè con la consapevolezza dell’impatto causato dallo svolgimento delle immersioni sulle comunità bentoniche.
Questi dati andrebbero attenzionati per avviare delle campagne informative in cui coinvolgere i subacquei e i gestori dei diving in modo da avviare  un dialogo con il sistema gestionale delle AMP e rendendo i subacquei sentinelle in grado di percepire in maniera repentina i cambi in atto nell’ambiente marino ed esercitare un controllo di protezione nelle aree in cui vengono effettuate le immersioni.
E’ fondamentale che una guida subacquea abbia conoscenze precise sulla biodiversità delle aree di immersione in modo da indirizzare le attività più impattanti verso ambienti meno vulnerabili e livellare le immersioni in base al grado di esperienza dei subacquei.
Le immersioni subacquee sono un’importante opportunità per lo sviluppo del turismo sostenibile in diverse aree del mondo. E’ fondamentale che la ricerca indirizzi questo mercato nel modo più opportuno tramite la collaborazione con didattiche e governance sin dalle fasi di addestramento, in modo da avere dei riscontri positivi su educazione e gestione delle attività.
Un attento briefing preimmersione che puntualizzi quali comportamenti adottare sott’acqua è essenziale per minimizzare l’impatto. Le attuali misure prevedono principalmente un limite nel numero di subacquei che possano accedere ad un sito ma sarebbe più utile far variare i siti di immersione in modo da ridurre la frequenza e l’intensità del disturbo a cui sono sottoposte le specie.
E’ fondamentale che i subacquei vengano addestrati evidenziando l’importanza dell’ambiente e delle buone pratiche da adottare per rispettarlo . Un buon controllo del proprio assetto , tramite una corretta quantità di zavorra e l’uso del Gav, è essenziale per  minimizzare il contatto con i fondali, specialmente per quelli non intenzionali.

Desirèe Grancagnolo

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