La compensazione nella subacquea ricreativa
Credo che ogni subacqueo abbia un vivido ricordo del suo battesimo del mare, dei suoi primi respiri sotto la superficie dell’acqua, l’attrezzatura ingombrante, la muta così aderente, la zavorra. E poi l’eccitazione, la paura, la tensione, la curiosità. Lo ricordiamo tutti, frammenti di immagini e sensazioni.
Tra le indicazioni che riceviamo prima del tuffo c’è, ovviamente, quella di compensare; respirare e compensare. Per molti neofiti la compensazione dell’orecchio medio è un meccanismo sconosciuto anche se sperimentato in varie occasioni in maniera inconsapevole, per esempio durante viaggi in aereo o in automobile in montagna, piccole apnee esplorative al mare o in piscina.
Nella subacquea, dove sempre si dispone di aria dall’erogatore e la discesa in profondità prevede la posizione verticale a testa in su, la tecnica che più viene utilizzata per compensare le membrane timpaniche è la manovra di Valsalva. A mano a mano che il subacqueo acquisisce esperienza questa tecnica viene abbandonata in favore di altre più efficaci.
La compensazione è consapevolezza: del proprio corpo, delle proprie abilità, dell’ambiente in cui ci si immerge. E’ fondamentale conoscere in prima istanza le strutture anatomiche coinvolte nel meccanismo della compensazione per comprendere come essa avvenga e perché si renda necessaria.
La cavità orale e l’orecchio medio sono collegati tramite la tuba di Eustachio che è normalmente chiusa ma si apre più volte al giorno mentre deglutiamo o sbadigliamo. Quando, durante l’immersione, sentiamo la sensazione di oppressione all’orecchio significa che l’aria contenuta nell’orecchio medio si è ridotta per effetto della pressione esercitata dall’acqua: cavità timpanica e timpano subiscono una sorta di risucchio. Per allentare il restringimento di questa cavità aerea bisogna immetterci dell’aria, aria che prendiamo dai polmoni e sospingiamo nell’orecchio tramite la tuba di Eustachio; le pareti dell’orecchio medio si distendono nuovamente e il timpano viene spinto delicatamente verso l’esterno riacquisendo così la posizione normale. E’ facile dedurre che la chiave della compensazione consiste nell’apertura delle tube di Eustachio. Per favorire l’apertura ci sono diverse tecniche: alcune si avvalgono della forza esercitata dalla pressione dell’aria proveniente dai polmoni, altre del movimento delle componenti anatomiche collegate alle tube, altre ancora di una combinazione delle due. Tutte le tecniche richiedono prove ed esercizi da fare a secco perché non per tutti si tratta di meccanismi automatici, senza contare che possono esserci differenze anatomiche, sia fisiologiche che patologiche, che ne impediscono l’esecuzione efficace.
Manovra di Valsalva
Questa manovra veniva utilizzata dal medico Antonio Valsalva nel ‘700 per curare le otiti purulente e oggigiorno si utilizza per diagnosi, trattamenti medici, nella pesistica. Si tratta di una manovra pressoria: le tube si aprono per effetto di una spinta d’aria che viene esercitata dai muscoli respiratori. Bisogna però fare attenzione perché l’aria che sospingiamo con il torace potrebbe finire erroneamente solo nel cavo orale, gonfiando le guance senza riuscire ad aprire efficacemente la tuba, oppure potrebbe essere espirata con il naso qualora le narici non fossero completamente tappate. Per questo è utile se non necessario far provare la manovra prima di entrare in acqua. Per eseguire la manovra a secco si possono utilizzare tre tipi di chiusura della bocca: blocco labiale (labbra serrate e compressione delle guance), blocco T (posizionamento della lingua sugli incisivi superiori), blocco KA (posizionamento della lingua sul palato molle); dopo aver chiuso le narici con le dita si esercita una pressione tramite l’addome e il diaframma spingendo l’aria inspirata attraverso la glottide aperta contro gli osti tubarici, forzandone l’apertura, banalmente la stessa sequenza di movimenti che facciamo per soffiarci il naso. A questo punto si potrà apprezzare la dilatazione della cavità dell’orecchio medio e lo spostamento della membrana timpanica verso l’esterno (pop!). Con una rapida deglutizione sarà facile riequilibrare gli spazi aerei eliminando l’aria in eccesso. E’ molto importante, una volta assimilato come avviene la compensazione tramite la manovra di Valsalva, ricordare che: può essere eseguita solo in posizione verticale, con la testa verso la superficie, poiché l’aria si muoverà naturalmente nella zona del corpo che in quella frazione di tempo sta subendo una minor pressione dall’esterno; richiede un certo tempo di esecuzione, soprattutto le prime volte o in presenza di muco negli spazi aerei interessati.
Manovra di Mercante Odaglia
Si tratta di una tecnica che combina pressione e movimento a glottide chiusa. La sovra pressione all’interno del rinofaringe viene creata e dalla spinta a pistone della lingua contro il palato molle; il movimento dell’ostio tubarico viene eseguito tramite la contrazione dei muscoli del palato molle (tensore del velo ed elevatore del velo). La combinazione di queste due dinamiche forza l’apertura dell’ostio tubarico. Eseguendo questi due movimenti a naso chiuso, l’aria contenuta nel cavo orale, non potendo fuoriuscire dal naso e dalla bocca, penetrerà nelle tube aperte dal movimento del palato molle con una spinta pressoria creata dal posizionamento della lingua. Questa è una manovra che si può eseguire anche a testa in giù. Necessita di pratica, si a secco che in acqua, per essere appresa ma risulta essere estremamente più versatile e rapida e richiede inoltre uno sforzo pressorio minore. L’esecuzione corretta richiede consapevolezza e pratica; molti subacquei naturalmente predisposti la sperimentano senza difficoltà direttamente durante l’immersione, altri necessitano di esercitarsi anche a secco e concentrarsi maggiormente in acqua. E’ più semplice eseguire la manovra quando si raggiunge una certa profondità poiché nei primi metri durante la discesa le variazioni di pressione son più accentuate e compensare richiede uno sforzo maggiore, per cui si tende a ricorrere alla manovra di Valsalva. E’ curioso come alcuni subacquei riescano a compensare con questa tecnica senza tappare le narici: “questo accade in soggetti il cui volto è particolarmente conforme alla maschera, pertanto l’azione di quest’ultima funge da chiusura delle narici” ( F. Mana, “La compensazione evoluta”).
Manovra Hands free
Contrariamente a quanto si pensa la manovra di compensazione a “mani libere” è una tecnica che si può ottenere anche con l’esercizio. Alcune persone, considerate fortunate, riescono a compensare senza la necessità di doversi tappare le narici né dover creare una sovrapressione nel cavo orale ma utilizzando solo i muscoli che muovono il palato molle, oppure semplicemente deglutendo, altre volte ancora muovendo la mandibola avanti e indietro. Si tratta quindi di una tecnica di carattere esclusivamente motorio. Ma mentre prima si pensava che questa manovra fosse preclusa a chi non la eseguiva in maniera naturale oggi si è compreso che tramite l’allenamento costante, la conoscenza delle componenti anatomiche del rinofaringe e del meccanismo compensatorio si può arrivare ad eseguirla efficacemente. Tuttavia non è né semplice né scontato apprendere la manovra hands free poiché “non esiste un solo processo motorio per arrivare alla manovra compensatoria” (F. Mana, “La compensazione evoluta”), e quindi ciascuno deve riuscire a riconoscere quale dei movimenti testati portino all’apertura efficace delle proprie tube.
Otovent
Si tratta di un presidio medico creato per la risoluzione di alcune problematiche dell’orecchio medio: alterazione della funzionalità tubarica, otite media essudativa, patologia otologica da immersione e ossigenoterapia in camera iperbarica. Non è altro che un palloncino connesso ad una struttura rigida che può essere gonfiato con una narice fino alla dimensione di un pompelmo; l’aria deve poi essere inspirata lentamente con la stessa narice mentre si deglutisce. Questa operazione deve essere svolta tre volte al giorno per ciascuna narice, per un periodo iniziale di 15 giorni. Sfruttando le potenzialità di questo dispositivo oltre le istruzioni mediche è possibile prendere confidenza con le proprie strutture anatomiche, in particolar modo con i muscoli che muovono il palato molle, e capire così come avvenga e quali sensazioni fisiche suscitino l’apertura delle tube di Eustachio. Molti apneisti utilizzano Otovent per acquisire familiarità con le manovre motorio−pressorie; al diving Center Ustica lo consigliamo a tutti i clienti che lamentano problemi connessi alla compensazione e alla salute tubarica. Con la consapevolezza che questo strumento può aiutare a rendere più fluida la manovra compensatoria, e quindi più confortevole l’esperienza di immersione, ci riserviamo di consigliarlo anche chi volesse esercitarsi a secco.
Bibliografia
Federico Mana, La compensazione evoluta
Centro iperbarico Bologna, www.iperbaricobologna.it
Sara De Pieri
1 Commento
Grazie per il bell’articolo. A me non risulta che la manovra del Valsalva possa essere eseguita solo a testa in su. Ricordo di averla eseguita normalmente mentre scendevo in apnea in una posizione che voleva essere “verticale verso il basso”… e anche adesso con la bombola in posizione orizzontale. La casistica è forse più ampia di quanto descritto.
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