L’Eden sommerso nel mare di Ustica

Ustica, una piccola Isola sospesa nel mar Tirreno, a 36 miglia dalla costa nord occidentale della Sicilia, contrasta con le sue rocce laviche il blu delle acque che la circondano.

Eden sommerso e meta di pellegrinaggio per gli amanti del mare e delle profondità, ospita siti di immersione tra i più gettonati dell’intero mar Mediterraneo grazie alla geomorfologia dei suoi fondali, alla sua ricca biodiversità e alla correnti che, sfiorandola in tutto il suo perimetro, rinnovano la limpidezza delle sue acque.

Nel Novembre del 1986 viene istituita la prima area marina protetta d’Italia , allora denominata Riserva Marina, per tutelare e salvaguardare gli habitat e le specie animali e vegetali dei fondali di Ustica.

Qui si trovano infatti alcune degli habitat e specie che meritano una tutela perché soggette ad impatti antropici come la pesca, la nautica, lo sfruttamento, etc.

Una di queste è la cernia bruna ( Epinephelus Marginatus).

Questa specie di serranide è protetta da varie convenzioni internazionali, come la convenzione di Barcellona ed è classificata come specie a rischio dalla IUCN ( International Union for Conservation of Nature).

Sull’Isola la cernia è diventata la mascotte delle immersioni, è frequente osservarla anche facendo snorkeling ed è stata oggetto di studi scientifici nei decenni scorsi anche qui ad Ustica ( Lembo, 1999).

Questo pesce possiede un’elevata affinità per i substrati rocciosi con praterie di Posidonia oceanica o anfratti dove colloca la sua tana.

I giovanili di questa specie, generalmente di dimensioni ridotte e colori più scuri, sono vagili mentre gli individui adulti mostrano una marcata territorialità diventando “stanziali” .

Ciò rende l’incontro con questi organismi non affatto casuale; per i più affezionati all’Isola andare a trovare questi animali potrebbe essere paragonato alla visita fatta a cari amici e parenti che vivono distanti.

Non sono abili nuotatori e la loro strategia di alimentazione consiste nello star fermi, poggiati sulle rocce, attendendo il passaggio di prede che vengono risucchiate grazie alla forza di  aspirazione generata dall’apertura della bocca.

Le cernie inoltre sono organismi ermafroditi proterogini, ciò vuol dire che alla nascita sviluppano prima la gonade femminile e invertono il loro sesso durante la crescita quando raggiungono dimensioni maggiori.

Ormeggiandosi davanti alla “grotta della Pastizza” e seguendo sott’acqua il profilo della costa, il fondale degrada dolcemente fino ad una profondità di 20 metri con un posidonieto che è diventato dimora di alcuni degli esemplari più grandi dell’isola.

Parlando di habitat, ad Ustica sono presenti alcuni di quelli che rendono unico il mar Mediteraneo.

Il primo dei quali è la prateria di Posidonia oceanica, una pianta marina che ha bisogno di ambienti stabili con acque limpide per poter effettuare la fotosintesi clorofilliana.

Per queste conformità alla direttiva europea 92/43/CEE denominata “HABITAT” a Ustica sono stati costituiti siti SIC ( Siti di Interesse Comunitario) e ZPS ( Zone di Protezione Speciale) allo scopo di <<salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e delle faune selvatiche>>

Le distese di Posidonia oceanica, infatti, sono aree in cui i giovanili di differenti specie ittiche trovano rifugio dai predatori, agiscono come barriere naturali contro il moto erosivo delle onde e intrappolando elevate quantità di sedimenti formando un intreccio con le loro radici.

A pochi metri di profondità, nella prima caletta di Punta Galera, uno dei siti maggiormente frequentato dai subacquei, non è insolito trovare curiosi pesci che si nascondono mimetizzandosi tra le foglie di Posidonia.

Tra questi i pesci Ago cavallino che appartengono alla famiglia dei Syngnathidae parenti dei cavallucci marini con i quali condividono la morfologia del rostro e le scarse capacità di nuoto. Altra peculiarità è l’habitat a coralligeno, una biocostruzione realizzata ad opera di alghe rosse incrostanti e organismi in grado di strutturare i propri scheletri incorporando carbonato di calcio.

Analogo alle barriere coralline tropicali, l’habitat a coralligeno è però un’esclusiva del Mar Mediterraneo e per le sue caratteristiche ambientali si trova a batimetriche maggiori rispetto ai parenti dei mari caldi.

I coralli sono organismi coloniali formati da singoli polipi che estroflettono i loro tentacoli per catturare particelle organiche trasportate dalle correnti.

Tra i più fotografati e  amati dai subacquei, le gorgonie rosse ( Paramuricea clavata) ammaliano gli osservatori se illuminate con una torcia.

Con l’aumento della profondità, infatti i colori vengono persi per via dell’assorbimento della radiazione luminosa del sole da parte dell’acqua.

Il Secchitello, punto di immersione d’eccellenza, è una secca isolata che si erge con più pinnacoli da un fondale che degrada sui 60-50 metri.

La sua posizione e la morfologia delle sue rocce lo espongono infatti all’azione idrodinamica delle correnti, le quali agiscono come principale veicolo di trasporto di alimento per gli organismi bentonici, che vivono aderendo al substrato senza possibilità di movimento.

Le gorgonie del Secchitello sono tra le più grandi e in salute di tutta l’Isola e tra loro troviamo insediato un particolare ramo giallo di falso corallo nero ( Savaglia savaglia).

A lungo questo organismo è stato confuso per il corallo nero del Mediterraneo a causa dello scheletro scuro che si trova al di sotto dello strato esterno giallo ma, invece, si tratta di specie geneticamente ed ecologicamente distanti.

Il falso corallo nero cresce sfruttando lo scheletro di altri coralli e inizia a insediarsi su di essi provocando necrosi nella parte di adesione, fino alla colonizzazione completa del ramo.

I suoi polipi, quando estroflessi, gli conferiscono l’aspetto di un arbusto carico di infiorescenze.

La vita sommersa  carica di colori sgargianti, come le uova blu elettrico mantenute tra gli arti posteriori di una specie di gamberi che a Ustica ha scelto una grotta situata a 40 metri di profondità come sua dimora.

Un altro habitat di significativa importanza e bellezza è quello delle grotte, ambienti singolari, tutti diversi tra loro che ospitano equilibri unici al loro interno.

L’oscurità e l’assenza di idrodinamismo consentono la vita solo grazie a precisi adattamenti ( la vista ad esempio diventa una percezione poco sviluppata).

Addentrandovisi, la componente vegetale è la prima a scomparire a causa dell’assenza di luce che determina l’impossibilità di operare processi fotosintetici.

Come su una tavola di legno su cui un pittore prepara i colori si assiste a un’esplosione sulla volta all’ingresso: organismi incrostanti sfoggiano ogni tipo di cromatismo creando intrecci di vita che amplificano lo spazio per piccoli molluschi, crostacei, echinodermi e pesci..

Procedendo al suo interno l’oscurità prende il sopravvento, i colori spariscono e il sedimento alla base diventa sempre più sottile.

Anche in un ambiente vergine e selvaggio come le profondità marine l’uomo ha iniziato a lasciare il segno del proprio passaggio.

La secca della Colombara, a circa un miglio di distanza dalla costa nord di Ustica, raggiunge con il suo sommo la profondità di circa 3 metri, diventando un’insidia per i naviganti.

Infatti seguendo il fondale della secca che degrada, si iniziano a scorgere pezzi di lamiere che ci conducono allo scafo squarciato della motonave ITA, battendo bandiera panamense, che trasportava marmo e che si è incagliata il 21 Febbraio 2005.

Ciò a cui si assiste ci suggerisce ancora una volta la potenza della natura nell’accogliere anche “un estraneo” e renderlo proprio: alghe brune e spugne rivestono completamente i resti e intorno banchi di pesci pelagici agitano la danza di prede più piccole che muovendosi ci comandano di star fermi ad aspettare che qualcosa accada.

Il versando della secca meno esposto all’arrivo della radiazione luminosa, cade ripidamente con una delle pareti più colorate del mar Mediterraneo.

Didatticamente, per chi è appassionato di biologia marina, si assiste al passaggio da specie più affini alla luce ( come alghe o coralli ermatipici) ad organismi sciafili, ovvero che prediligono ambienti bui per condurre il proprio ciclo vitale.

Lo scoglio del Medico è un must per le immersioni di Ustica, dimora di cernie brune, rosse e dorate, barracuda, ricciole, carangidi, dentici.

Lo si contempla osservandolo da lontano nei giorni di mare mosso e ci si chiede cosa possa esserci sotto la superficie dell’acqua.

Ipotizzando di dover premiare la domanda più frequente che i gestori di Diving Center dell’isola ricevono durante la stagioni estive sono sicura che il podio andrebbe di certo alla domanda << Domani andiamo allo scoglio del Medico? >> Anch’io ho fatta la stessa domanda quando, richiamata dall’entusiastiche narrazioni di amici subacquei, mi sono recata per la prima volta a Ustica.

Ben comprendo, dunque, da istruttrice ora impegnata a Ustica in un Diving Center, la fretta del nuovo arrivato di visitare lo Scoglio del medico.

E ancora oggi, dopo numerose immersioni, continuo a stupirmi tutte le volte che gli conduco gli ospiti.

Lo scoglio superficiale, come un albero, getta le radici sotto la superficie del mare, apparendo ancora più maestoso a chi lo osserva con una maschera sul viso e una bombola sulla schiena.

Al di sotto “ la balena”: un sistema di grotte con sporadici ingressi di luce che aprono finestre sul blu immenso del mare e che rendono il Medico ancora più affascinante e variegato, svago puro per i subacquei più esperti.

L’attività subacquea dai primi anni di esplosione e diffusione grazie all’invenzione di attrezzatura ARA fino ai giorni nostri ha cambiato la filosofia e l’approccio con cui vivere il mare.

I pionieri dei documentari subacquei, narravano di un mondo sconosciuto e da scoprire, mentre chi viveva il mare lo faceva col bisogno di cacciare e catturare per sussistenza.

Ustica è stata testimone del cambiamento verso il nuovo indirizzo che si è dato alla subacquea, orientato verso la tutela del mare.

Così grazie alla divulgazione si è raggiunta la collaborazione di subacquei e Diving Center in programmi di ricerca scientifica e raccolta dati. Desirèe Grancagnolo.

Biologa marina, Istruttrice subacquea e collaboratrice del Diving center Ustica.

 

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