Un Motivo in Più

Da molto tempo riflettevo sul contenuto di questo articolo e proprio qualche giorno fa ho sfortunatamente trovato l’input necessario per scriverlo. (come tutti i giorni rientriamo in porto dopo aver fatto due bellissime immersioni) La giornata è buona, le condizioni del mare sono ottime e quindi facciamo la prima immersione  alla Secca della Colombara, a caccia di grandi pesci,e la seconda all’Omo Morto alla ricerca di nudibranchi. All’imboccatura del porto  mi accorgo che sul molo c’è un’attività strana per essere Ottobre; ormeggio quindi  il gommone, metto piede a terra e mi avvicino proprio dove c’è questo  capannello di persone che stazionano attorno alla Jeep della capitaneria di porto. Qui mi accorgo che  dentro una bacinella blu c’è una magnifica tartaruga Caretta Caretta, di medie dimensioni,  accanto a me c’è Mauro Maniscalco, titolare del Diving Center Alta Marea; è stato proprio lui a trovarla e a trarla in salvo, gli chiedo in che stato si trovava quando l’ha raccolta e mi racconta di averla individuata in prossimità della Grotta della Pastizza, avvolta da un telo di plastica e che intorno  al collo e alla pinna sinistra c’era del filo da pesca che la strozzava e gli impediva la mobilità. Lo stato di salute della povera tartaruga non è il massimo: il carapace è rovinato in diversi punti , la pinna sinistra è di un colore bianchiccio, forse per la scarsa circolazione del sangue, infatti la povera pinna ormai è deformata e forse alcune parti sono in necrosi. Ed e così che una bella mattinata di immersioni per me si trasforma in fonte di tristezza e di ispirazione per questo blog .

 

PLASTICA

I dati relativi alla dispersione di plastica in mare e alla situazione ambientale dei nostri oceani sono allarmanti. Si calcola che ogni anno si riversino in mare almeno 8 milioni di tonnellate di plastica. Il 40% di questa plastica viene utilizzato solo una volta per poi finire nella spazzatura. Si ipotizza che la plastica uccida milioni di animali marini, tra questi anche specie in via d’estinzione. Nel Pacifico si trova la più grande isola di plastica al mondo, che ha quasi le stesse dimensioni della penisola Iberica ed è composta approssimativamente da 100 milioni di tonnellate di rifiuti, principalmente di plastica. Ogni giorno uccelli di varie specie vengono trovati morti con lo stomaco pieno di plastica, le tartarughe annegano impigliate nelle reti , le balene filtrano le microplastiche insieme al plancton; ogni posto al mondo, dalle isole più remote del pacifico alle banchise antartiche, il fenomeno plastica dilaga e non sembra più arrestarsi e così piano piano il mondo marino ed i suoi abitanti scompaiono . Dalle analisi scientifiche effettuate le microplastiche sono state trovate ovunque ,nei fondali  oceanici, nel ghiaccio che galleggia nell’Artico, praticamente OVUNQUE. Il 15% della sabbia delle spiagge delle Isole oceaniche è composto da microplastiche. Analizzando il sale che compriamo a scopo alimentare si scopre che contiene micro particelle di plastica che regolarmente ingeriamo senza neanche accorgercene. Il pesce che mangiamo contiene plastica. La plastica, questa relativa giovane scoperta derivata dal combustibile fossile, ha praticamente sconvolto l’equilibrio naturale globale in poco più di 60 anni. Cosa possiamo fare? Sicuramente l’opinione pubblica mondiale sta pian piano prendendo in seria considerazione il problema della plastica negli oceani; ormai il web e i vari mezzi di informazione sono molto sensibili a questo tema. Il cambio di rotta deve avvenire, e per cambiare direzione dobbiamo cambiare stile di vita, abitudini e magari abbandonare qualche comodità  per avere un futuro meno inquinato. Partiamo dal presupposto che per cambiare le cose bisogna avere una coscienza ambientalista ed avere veramente a cuore le sorti del nostro pianeta e dei nostri oceani e quindi dei nostri figli e futuri nipoti. Le soluzioni sono semplici ed efficaci per il cambiamento.  Di seguito  5 esempi proposti da Laura Parker e pubblicati sul National Geographic da poter seguire :

1° BASTA SACCHETTI DI PLASTICA : portiamo sacchetti riutilizzabili da casa quando facciamo la spesa. Ogni anno si consuma in media un trilione di buste di plastica, in pratica una al giorno per ogni americano mentre un danese ne consuma 4 all’anno.

2° NIENTE Più CANNUCCE: tranne che per esigenze mediche ma forse anche in quel caso, possiamo usare quelle in carta. Gli americani buttano via 500 milioni di cannucce al giorno, circa 1,5 a persona .

3° EVITARE LE BOTTIGLIE : compriamo bottiglie riutilizzabili, alcune sono dotate di filtri, cosi non dobbiamo preoccuparci della qualità dell’acqua, ogni minuto che passa al mondo vengono vendute un milione di bottiglie di plastica.

4° STOP AGLI IMBALLAGGI: compriamo saponette , non sapone liquido, compriamo prodotti  sfusi, evitiamo cibi avvolti nella plastica .

5° RICICLARE IL Più POSSIBILE: anche nei paesi più ricchi i tassi di riciclaggio sono bassi;  in tutto il mondo si ricicla solo il 18% della plastica usata , l’Europa è al primo posto tra i continenti per la maggior quantità di plastica riciclata,la Norvegia batte tutti i record riciclando in 97% delle bottiglie di plastica.

Invece per Ustica cosa possiamo fare? Molte isole ormai stanno abbracciando l’idea di “Isole ecologiche” moderando il consumo di plastica con ordinanze che vietano l’ingresso di plastica monouso. Ustica ancora non ha aderito a questo progetto ma a quanto sembra l’idea di intraprendere questo percorso c’è. Per Ustica proporrei di vietare l’uso delle cannucce nei vari bar dell’Isola, magari usando cannucce ecologiche o addirittura non usandole affatto. Proporrei un distibutore di acqua potabile dove ogni cittadino può riempire la sua bottiglia d’acqua usando sempre la stessa bottiglia senza disperderla nell’ambiente. Proporrei una forte campagna di sensibilizzazione all’ambiente e alle buone abitudini del riciclo dei rifiuti a partire dalle scuole d’infanzia. Proporrei il divieto alla vendita della plastica monouso e dei sacchetti di plastica. Istallerei una buona cartellonistica che invita il turista a non sporcare e a rispettare l’ambiente. Ripristinerei di nuovo il vecchio battello spazzamare, per chi non lo conoscesse anni fa esisteva una barca, il  “Pellicano”, finanziata dal Ministero dell’Ambiente, che girava tutto il giorno attorno all’Isola  a raccogliere plastica ed altri oggetti che galleggiavano sul mare. Era un ottimo servizio e garantiva 2 posti di lavoro tutto l’anno. Organizzare settimanalmente la pulizia della costa in modo da far trovare l’Isola accogliente, e non invasa dalla plastica, ai nostri turisti ed evitare che la plastica che staziona nella costa di Ustica si riversi di nuovo in mare. Organizzare periodicamente una pulizia dei fondali di Ustica coinvolgendo i Diving Center.

Il mare è invaso dalla plastica, io mi sento in dovere di fare qualcosa e voi?

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